Domenico Savio nacque a Riva di Chieri (TO) il 2 aprile 1842, dove il padre Carlo e la mamma Brigida si erano trasferiti per trovare un lavoro che permettesse loro di prendersi cura della famiglia.

Due anni dopo decisero di trasferirsi nuovamente e di stabilirsi a Morialdo, una borgata di Castelnuovo D’Asti, la mamma di Domenico era una fervente cristiana e fin dalla più tenera età aveva insegnato al bambino a recitare le preghiere e lui non mancava di recitarle in autonomia già all’età di 4 anni.
Un anno dopo, aveva già imparato a servire la Messa in maniera composta e devota e, avendo appreso il catechismo in maniera approfondita e chiara, fu ammesso alla prima comunione all’età di soli 7 anni, fu in questa occasione che Domenico pronunciò i voti che segneranno la sua strada verso la santità e furono la guida di tutte le sue azioni fino alla morte:
1 Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le volta che il confessore me ne darà licenza.
2 Voglio santificare i giorni festivi
3 I miei amici saranno Gesù e Maria
4 La morte ma non i peccati
Nel 1852 i suoi genitori cambiarono nuovamente residenza, stabilendosi in un altro paese nelle vicinanze di Castelnuovo D’Asti: Mondonio. Qui Domenico frequentò la scuola di don Cugliero, che era talmente meravigliato delle virtù del fanciullo, che due anni dopo decise di parlarne a don Bosco, e lo descrisse in questi termini: “Qui in sua casa, può avere giovani uguali, ma difficilmente avrà chi lo superi in talento e virtù, ne faccia la prova e troverà un altro San Luigi”.
Così don Bosco incontrò Domenico Savio e, nonostante il poco tempo a disposizione, riuscì a fare con lui un discorso piuttosto lungo, di questo incontro don Bosco parlò in questi termini: “Conobbi in quel giovane un animo tutto secondo lo Spirito del Signore e rimasi non poco stupito considerando i lavori che la grazia divina aveva già operato in così tenera età”, fu in quel momento stesso che prese la sua decisone di portarlo con sé a Torino e fece chiamare il padre del ragazzo.
Ma poco prima che Don Bosco potesse parlare lui, Domenico gli si avvicinò pieno di curiosità e gli domandò: “Ebbene che gliene pare? mi condurrà a Torino per studiare?” e don Bosco gli rispose: “Eh! mi pare che ci sia buona stoffa”. Così Domenico incuriosito domandò ancora: “A che può servire questa stoffa?”, “A fare un bell’abito da regalare al Signore” disse Don Bosco. Il ragazzo pensando un po’ rispose: “Dunque io sono la stoffa; ella ne sia il sarto; dunque mi prenda con lei e farà un bell’abito per il Signore”.
Da quel momento Domenico fu accolto nell’oratorio di don Bosco a Torino, qui si dimostrò sempre un compagno esemplare e un alunno studioso e diligente, era così determinato nel suo cammino verso la santità che resisteva a tutte le tentazioni. Adempiva a tutti i suoi doveri scolastici con perseveranza e nulla e nessuno riusciva a distrarlo dal portare a termine i suoi propositi. Spesso, nel tratto di strada tra andata e ritorno da scuola, i suoi compagni cercavano di convincerlo a seguirli e marinare le lezioni, ma lui rispondeva “Il mio divertimento più bello è l’adempimento dei miei doveri: e se voi foste veri amici, dovete consigliarmi di ad adempirli con esattezza e mai trasgredirli”.
Il tempo che ha trascorso all’oratorio lo divideva tra lo studio, la preghiera e il cercare di essere di esempio e di aiuto per i suoi amici e compagni portando sempre allegria e dirimendo le piccole controversie che inevitabilmente sorgevano tra i ragazzi. In ogni momento libero, non perdeva mai occasione per glorificare Gesù e Maria che considerava i suoi amici più cari. Infatti, in occasione della grande festa in cui fu proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione, Domenico, sotto l’altare di Maria le donò tutto sé stesso chiedendole: “Fatemi morire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere un solo peccato”.
Durante la sua permanenza in oratorio, ascoltava le prediche con molta attenzione e nel suo animo la convinzione di volersi donare al Signore si faceva sempre più radicata. Il fervore della preghiera lo rapiva a tal punto che se si trovava in Chiesa per assistere alla Messa, dimenticava persino di pranzare e rimaneva in contemplazione del santissimo Sacramento.
Purtroppo, la salute cagionevole di Domenico peggiorò rapidamente in poco tempo, fino a costringere don Bosco a rimandarlo in famiglia con la speranza che l’aria buona del paese e le cure dei familiari potessero farlo riprendere. Così non fu e Domenico si spense pochi giorni dopo il suo arrivo a Mondonio, il 9 marzo 1957.
Pio XII beatificò Domenico Savio il 5 marzo 1950 e, in seguito al riconoscimento di altri due miracoli avvenuti per sua intercessione, lo canonizzò il 12 giugno 1954, ed è il più giovane santo cattolico non martire.
E’ il protettore delle mamme in attesa e dei pueri cantores.

Per la famiglia salesiana la memoria liturgica del giovane Santo viene festeggiata il 6 maggio.