Questa storia deve essere raccontata. Non è una storia di grandi donazioni  ricevute e distribuite ai bisognosi durante la pandemia. Questa è  una storia diversa , una storia che ci tocca da vicino, una storia che prende origini  dal lavoro quotidiano fatto con i giovani sull’insegnamento dei diritti umani, ci dice il sig Ashok Gowd, coordinatore dell’educazione ai diritti umani del distretto di Hyderabad

People’s Action for Rural Awakening (PARA)  ha un programma di educazione ai diritti umani nelle scuole gestite dal governo negli stati di Andhra Pradesh e Telangana. I bambini imparano che l’educazione ai diritti umani è necessaria per imparare a conoscerli e difenderli. Imparano anche che difendendo i diritti degli altri più che i propri diritti possono sperare di migliorare le condizioni di vita di tutti. La pandemia ha fatto emergere il meglio in molti di loro e questa è una delle tante storie del genere.

Bosco Seva Kendra, l’ufficio per lo sviluppo della provincia di Hyderabad, è coinvolto in ampie operazioni di soccorso in molte parti degli stati di Andhra Pradesh e Telangana. Nella zona di  Hyderabad e dintorni ha strette collaborazioni con il People’s Action For Rural Awakening (PARA) per raggiungere i bambini bisognosi inseriti nel programma di educazione ai diritti umani istituiti dal PARA. Uno di questi  centri  è il Baba Saheb Ambedkar Human Rights Club del villaggio di Boddupalli. Cosi chiamato in onore di Baba Saheb Ambedkar, anche lui proveniva da una famiglia di intoccabili ma grazie al suo impegno, allo studio e alla conoscenza dei propri diritti divenne il principale artefice della costituzione indiana.

Prabhu Sharan, Swati, Thirumalesh e Venkatesh sono i leader del club di Boddupalli. Quando hanno ricevuto i kit di soccorso composti da maschera, disinfettante, articoli da toeletta, grano, cereali, cipolle e olio si sono resi conto che nelle loro case avevano provviste sufficienti per le successive due settimane. I loro pensieri  si sono subito rivolti agli altri bambini  dei villaggi vicini che non avrebbero avuto provviste sufficienti nemmeno per il giorno successivo. A quel punto si sono recati  nel villaggio di Kollapadukal e hanno donato tutte le loro provviste ad altri quattro bambini:  Mahesh, Akhilesh, Arun e Swatik. Quando i genitori di questi bambini hanno chiesto loro il motivo per cui stavano consegnando loro i kit di soccorso che avevano ricevuto, i quattro bambini hanno risposto che avevano abbastanza per i giorni seguenti  ed era giusto che donassero quanto ricevuto a coloro che non avevano nulla.

I bambini non potevano sapere se il blocco sarebbe stato revocato o se nelle loro case non avrebbero finito le provviste per le proprie famiglie, in quel momento non era importante, quello che contava era aiutare chi aveva più bisogno di loro. Hanno imparato l’importanza del sostegno reciproco e della condivisione.

Questa storia ci ha fatto capire che c’è ancora speranza, e che  i due anni di lavoro con i bambini prima della pandemia per infondere  in loro la cultura dei diritti umani, dopotutto non sono stati vani! Ci incoraggia ad andare avanti sempre e a credere nel lavoro che facciamo perché educare i giovani e renderli uomini liberi, impegnati e onesti è il sogno di Don Bosco che vogliamo continuare a perseguire.